Faceva caldo. Troppo caldo. L’unico momento lussurioso me lo dava il fresco marmo sotto le mie chiappe. Le scalette sulle quali ero seduta già da un po’.
Pensavo: “Mi piace guardare tutta questa stupida gente. Chissà cosa cazzo staranno pensando le loro testoline.”
Neanche me ne accorgo. Il mio sguardo viene come rapito.
Quei due ragazzi se ne stavano non molto lontano da me e se ne fregavano del caldo insopportabile.
Se ne stavano lì. Io li guardavo ipnotizzata.
I Ramones suonavano solo per loro nelle mie orecchie.
Lei cercava riparo. Protezione. Calore. Si stringeva a lui come se al di fuori di quel piccolo mondo fosse tutto congelato. In un istante.
Imbarazzo. Forse sapeva di quegli stupidi passanti frettolosi che sputavano giudizi sulle apparenze. Sguardi inorriditi. Intolleranti.
Lui cercava il suo viso. Il suo odore. Il suo sguardo. Poi la strinse forte. E sorrise. Perché ora c’era tutto quello di cui aveva bisogno.
Lei non lo vide. Io si. Forse un bacio non sarebbe stato lo stesso.
Do you love me babe? What do you say? Do you love me babe? What can I say? Because I wanna be your …
Mi alzai da quella fida scaletta e andai via. Un giorno avrei scritto di loro.
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1 commento:
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